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LUG 20 2016
Nichilismo o realismo?
Il testo del problema cui si riferisce l’immagine di questo articolo dice semplicemente: “Che numero, di parcheggio, c’è sotto la macchina?” Il problema è interessante perché molte persone iniziano a pensare alle relazioni tra i numeri così come li vedono (apparentemente in sequenza) incuranti del fatto che sarebbe inusuale che in un parcheggio i numeri “saltino” in questo modo o che chi li ha dipinti abbia usato della vernice per scrivere lo zero davanti al numero sei. In effetti, se si ribalta l’immagine, la soluzione risulta banale e svela l’arcano del quesito. Ma un’altra questione riguarda il posizionamento della macchina: evidentemente non è entrata nel parcheggio di muso, ma con il retro. Ritengo che se girassi l’immagine della macchinina, molte più persone si immaginerebbero al volante e vedrebbero “correttamente” i numeri individuando più facilmente la soluzione. Mi sono imbarcato in questa strana disquisizione perché le persone che ci rappresentano, sono coinvolti dalla loro rappresentazione della realtà: c’è il successo (loro), la sopraffazione dell’avversario, il dimostrare di non avere torto (mai – come se si potesse avere sempre ragione …), il negare che le soluzioni o gli elementi di analisi altrui abbiano almeno qualcosa di buono o interessante. Per questo non risolviamo i problemi nel nostro paese (e mi sembra anche altrove …), o meglio, non siamo in grado di mettere in piedi nemmeno un analisi adeguata e risultiamo essere un popolo (o una specie) di superficiali, banali, inetti, ridicoli stupidi. Forse, come veniva detto in una splendida serie televisiva, dovremmo comprendere che non siamo così importanti e scegliere di procedere, mano nella mano, verso l’estinzione. Io, come il protagonista dell’originale televisivo, non lo faccio perché non ho la vocazione del suicida, ho degli impegni … e mi piace da morire sciare. Negli USA ai tempi dell’immigrazione d’inizio secolo (anche italiana) c’erano le visite mediche per coloro i quali volevano entrare nel paese: l’idea era quella di salvaguardare la comunità della quale gli immigrati stessi volevano entrare a far parte. Oggi la “salute” è minacciata da altri “germi”. Bene, con dieci poligrafi e il personale adatto, per un costo di 20,00€ a immigrato, si potrebbe condurre una visita volontaria su 40.000 immigrati l’anno, per esempio concentrandosi su quelli senza moglie e figli. Non dico che si potrebbero accertare del tutto le intenzioni, ma il rischio potrebbe essere ridotto di una percentuale non irrilevante. Non vi piace quest’idea? Posso capirlo, ma spero non vi piaccia neanche che non sia mai stata scartata (perché in qualche modo presa in considerazione!). Bene: niente idee, non ne sentirete dai nostri politici; solo slogan, obiettivi da perseguire (senza sapere come …) baraonde, talk show. Hanno la necessità che qualcuno gli faccia notare che la macchinina è al contrario. Gli intellettuali? Toc, toc … Scomparsi. E allora evviva la nostra Laputa, di terz’ordine però, perché si trova tra noi sulla terra e non ci sono scienziati; … solo pazzi! Avvilente spettacolo!
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