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NOV 11 2014
Bateson 2
Continuando la nostra superficiale ricognizione dalla “puntata precedente”, salteremo, almeno per il momento, l’analisi dei restanti metaloghi per concentrarci su un brano contenuto sempre in Verso un’ecologia della mente, testo che abbiamo già citato. Si tratta di un brano dal titolo Morale e carattere nazionale. Ritengo sia importante questo brano perché racchiude molti spunti tipicamente batesoniani che descriviamo come riferimenti, di seguito.
  1. Bateson ha la convinzione che il carattere nazionale esista, possa essere in qualche modo “isolato” (e descritto) e sia una funzione dell’apprendimento. In effetti, il carattere nazionale pare emergere come un insieme di “memi” (per questa concettualizzazione recente cfr. Richard Dawkins – cap. Il meme egoista nell’opera Il gene egoista Mondadori, Milano, 2009). Sicuramente Bateson sarebbe stato molto interessato alla memetica come processo strutturato.
  2. Secondo l’autore, i gruppi nazionali sono sistemi organizzati le cui “parti”, gli individui, sono interconnesse. Si tratta di sistemi “aperti”; ciò significa che al loro interno l’entropia può diminuire, ma anche aumentare a causa dell’interazione con l’esterno (come anche in termodinamica).
  3. Inoltre, il processo di strutturazione di un elemento del carattere procede per differenziazione bipolare. Bateson fa l’esempio del comportamento autoritario affermando che chi lo esprime non può non comprendere dentro di sé anche il comportamento di sottomissione (il suo simmetrico). Nel prosieguo del testo l’autore chiarisce, inoltre, che gli individui devianti non mettono mai in campo reazioni accidentali o aleatorie; esse, invece, pur risultando oppositive (ribelli), saranno pur sempre collegate al contesto di cui i suddetti individui fanno parte.
Ritornando alle differenziazioni bipolari Bateson introduce un nuovo criterio d’analisi: la bipolarità può essere complementare o simmetrica. Se il nostro precedente esempio (autoritario – sottomesso) rappresenta la complementarietà dove la debolezza di un soggetto spinge un altro soggetto ad accrescere la sua dominanza (la debolezza di uno permette all’altro di …), nella bipolarità simmetrica (definita anche competitiva) i soggetti percorreranno un pattern di escalation: “… tanto più io mi sforzo di dominare te tanto più tu reagirai tentando di dominare / controllare me”. Viene chiarito, quindi, il concetto di Schismogenesi batesoniana; si tratta della creazione (epifania) di una differenziazione (la differenziazione comporta altresì la poiesi di senso e la diminuzione di entropia del sistema, che diventa più “ordinato”). Ma mentre nei primi scritti Bateson esprime l’opinione che questo fenomeno abbia (pressoché) sempre esiti distruttivi in Mente e natura (Adelphi Milano, 1999), nel capitolo I criteri del processo mentale, chiarisce che i cicli schismogenetici contengono “anelli correttivi”; si tratta di forme di omeostasi, aleatorie ma probabili. È interessante, sempre in Mente e Natura, seguire come Bateson scopra il caos e lo sostituisca alla logica come processo causale dedicando un capitolo intero ai processi stocastici. Trattando del comportamento e delle sue varie connotazioni morali, vengono introdotti altri criteri come l’idea di catena semiologica (Bateson non la chiama così; il termine è preso a prestito dall’opera di Roland Barthes); si tratta dell’attribuzione di un ulteriore significato ad un segno; per questo un determinato atteggiamento può essere abbinato in forma adeguante ad un altro in una cultura nazionale e diversamente in un’altra. Ad esempio “…, è possibile che in un dato ambiente culturale A sia autoritario ed esibizionista (esibisce la propria posizione di dominanza per venire apprezzato – n. d. r.) e B sottomesso e ammiratore … in un’altra cultura X può essere autoritario e ammiratore, ed Y sottomesso ed esibizionista. (Op. cit. ivi p. 129). In sostanza una stessa posizione, nell’esempio, l’ammiratore può rappresentazione un ruolo up o down. Bateson, in seguito, per spiegare questo concetto, parla di come in Europa Dio sia re e padre mentre a Bali le divinità siano frequentemente “bambine”. Altri esempi riguardano il rapporto padri – figli in Inghilterra e negli USA: i genitori americani incoraggiano i figli a esibire ostentatamente la loro indipendenza e la ammirano mentre in Inghilterra sono i genitori che mostrano come si deve fare e i figli ammirano deferenti. Qui Bateson afferma che il processo diventa (genera) il contenuto della relazione. Vediamo … Non riesco più a ricordare il testo di riferimento (… o forse è un invito a scrivermi …) ma la situazione delle relazioni tra donne inglesi e soldati americani durante il secondo conflitto mondiale è il migliore esempio che mi venga in mente. Secondo un’inchiesta sulle relazioni intercorse tra soldati statunitensi e donne inglesi durante la II Guerra mondiale emerse che i militari, a fronte delle esperienze avute, giudicavano le donne inglesi come “leggere” mentre le donne giudicavano gli americani degli “sporcaccioni”. Alla fine si scoprì che questo risultato, in un certo senso contraddittorio, dipendeva dal posizionamento del “bacio sulla bocca” nella sequenza che va dalla presentazione al rapporto sessuale. Per le donne inglesi il bacio poteva arrivare abbastanza presto, ma poi c’erano molti altri passaggi da rispettare prima di arrivare al rapporto “completo” mentre, per “le forze armate”, il bacio veniva ritenuto un punto cui arrivare lentamente (dopo molte altre fasi) ma, superato quello, si poteva agevolmente passare … al dunque. Così gli americani scoprirono che le ragazze inglesi accettavano di farsi baciare molto “in fretta” (… le poco di buono) mentre le ragazze erano mal disposte verso le intemperanze e le frettolosità dei giovani uomini (… gli sporcaccioni). Peraltro, quello che abbiamo descritto, è un processo di strutturazione della realtà che ha a che fare con la punteggiatura di una sorta di “rituale” Vedi (cfr. Paul Watzlavick, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma, 1967). L’idea che la modalità di strutturazione del contenuto sia uno strumento di poiesi di (ulteriore) senso, diventa una delle basi delle argomentazioni batesoniane, ma anche il suo principale problema poiché il processo non si manifesta mai senza il contenuto che “serve”. Suddividerli diventa quindi arduo. Quando feci l’esame per il titolo di Practitioner di NLP una delle domande riguardava il posizionamento di due sedie “in relazione tra loro”; una rappresentava il contenuto di una comunicazione e l’altra la forma. Io le misi attaccate, … ma sbagliai secondo l’istruttore perché “… una cosa è il contenuto e un’altra la forma!”. Semplice no? Forse troppo (prego leggere Watzlavick in originale su questo tema). Lo stesso uso della Retorica, per altro, rappresenta una forma senza forma, nel senso che un dato contenuto è enfatizzato attraverso uno strumento che articola la verbalizzazione “arricchendola” rispetto ad una forma differente, omologa nel suo senso sintetico. Andando verso una “pausa” direi che uno degli esiti desiderabili derivante da una riflessione sulle tesi di Bateson e sul concetto di processo come fulcro per la produzione di senso, dovrebbe riguardare il tentativo, per quanto difficoltoso, di produrre, nella comunicazione umana, contenuti formalmente corretti; si tratta di quelle basi concettuali di cui l’autore parla all’inizio di Verso un’ecologia della mente. Tuttavia troviamo pochi individui, perfino tra i professionisti, disposti ad osservare e meta-valutare la propria matematizzazione … Ad esempio, se poteste assistere ad una terapia di coppia, almeno una volta ogni due sedute sentireste pronunciare ad almeno il 90 % dei terapeuti un’affermazione più o meno uguale a questa: “Lei glielo ha permesso!”. Possiamo notare che in termini di Analisi Transazionale argomentare di “permessi” significa far riferimento all’ambito del Genitore, dell’etica, delle regole. Non si è comunque nell’ambito dell’Adulto e della negoziazione concreta (appannaggio di quest’ultimo). Al di là del fatto che le regole cui ci si può riferire sono molto più utili al terapeuta che al paziente, ciò che colpisce non è tanto il tipo di scelta sul rapporto tra la strutturazione e il significato della frase, quanto il fatto che essa venga utilizzata perché ormai facente parte di un gergo stereotipato. Si può considerare la possibilità, infatti, che esistano altre frasi utili, magari interrogative (… effettivamente mi piacciono più le domande che le risposte …) come ad esempio (al posto del già citato “Glielo hai permesso”): “Perché ti è piaciuto?”, confrontazione più semplice e diretta dello stucchevole “Cosa ti ha impedito di fermarti?”. Purtroppo molte poche persone prendono spunto dai metaloghi per matematizzare e comunicare i propri concetti. … Maa anche noo? Oddio, … sarò stato contagiato? Per un articolo è sufficiente così; la prossima puntata sulla schizofrenia.
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