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NOV 30 2014
CRUDELTA’
La visione del film The Counselor, tratto dalla sceneggiatura di Cormac McCarty mi ha fatto tornare alla mente l’esistenza di una definizione che accomuna uomini di teatro e di cinema; alcuni di questi artisti vengono appellati come autori / registi “della crudeltà”. È Antonin Artaud l’autore dell’espressione “… della crudeltà” riferendosi ad un nuovo teatro: egli delinea un’arte rivoluzionaria capace di risvegliare ogni persona ad una più profonda consapevolezza; si tratta di un teatro totale che articola molteplici codici e crea un’esperienza nuova per lo spettatore. La sudditanza al testo, esacerbatasi da Racine in poi, deve finire; ogni mezzo (il gesto, la luce, la scena) devono essere utilizzati con la massima cura e puntualità … crudele. Anche le tematiche risultano sovvertite poiché discendono da questo particolare obiettivo dell’arte teatrale. Vediamo cosa scrive in Il teatro e il suo doppio (Einaudi, Torino, 1968); si tratta di frasi “alla rinfusa” ma ugualmente significative.   Il teatro partecipa del discredito in cui, …, cadono tutte le forme d’arte. In mezzo alla confusione, all’assenza, al deterioramento di tutti i valori umani, …. (p. 5)   Se facciamo un teatro non è per rappresentare lavori, ma per riuscire a fare in modo che quanto c’è di occulto nello spirito, di occultato, di irrivelato, si manifesti in una specie di proiezione materiale, reale. (p. 13)   La cosa più urgente non mi sembra dunque difendere una cultura, la cui esistenza non ha mai salvato nessuno dall’ansia di vivere meglio e di avere fame, ma estrarre da ciò che chiamiamo cultura, delle idee la cui forza di vita sia pari a quella della fame. (p.127)   Il teatro di Artaud è un delirio, una peste che porta alla luce la vita-lità rompendo ogni convenzione e ogni idea di moralità. Nel flusso dell’avanguardia surrealista questo nuovo umanesimo, espressione di un esistenzialismo ateo (“… se Dio non c’è deve esistere almeno un entità che crea se stessa posteriormente alla propria esistenza …), produce esiti decisivi per una nuova idea di arte. Un unico tema, allora, sopravvive: l’uomo così com’è, la sua originaria forza contro le convenzioni moralistiche.   Un altro autore della crudeltà è Luis Buñuel, e qui la scelta delle immagini e i temi si embricano decisamente: il taglio dell’occhio col rasoio di Un chien andalou, e il ricorso a immagini di insetti nello stesso film e ne L’age d’or (formiche, scorpioni) raccontano della volontà di far irrompere l’irrazionale, e comunque l’irrivelato, di Artaud. Questo contro un mondo che non vuole concepirsi per ciò che è. (cfr. Scritti letterari e cinematografici – curatore Augustín Sánchez Vidal, Marsilio, Bologna, 1984).   Se anche Buñuel si muove nell’ambito dell’avanguardia surrealista francese, Erich von Stroheim, produce i suoi capolavori negli USA dei roaring twenties. Il suo Greed (1924) è IL film della crudeltà. Girato con una accuratezza maniacale mette in rilievo la rapacità (dal titolo) dell’essere umano, i suoi più bassi istinti, non manifestati nel corso di un raptus, ma emergenti dalla degenerazione della quotidianità. Stroheim sembra dirci che se ci guardiamo veramente allo specchio possiamo scoprire la nostra infinità debolezza, l’enorme difficoltà a mantenere la nostra dignità nella relazione con gli altri e soprattutto con noi stessi.   La peste di Artaud torna nel Decamerone di Pasolini (che fa parte della trilogia della vita con I racconti di Canterbury e Il fiore delle mille e una notte); pur non essendo annoverato tra i registi della crudeltà, l’intellettuale di origine friulana muove dalle stesse premesse surrealiste di accesa critica alla cultura e al potere dominante (cfr. Scritti corsari Garzanti, Milano, 1975). La sua voglia di verità si scorge nel suo tentativo di recuperare il neorealismo, nella sua particolare idea di cinema che per lui non è finzione ma “… è la realtà …” e nel prediligere tematiche scomode, ma attinenti al vero vissuto quotidiano delle persone. La sua morte realmente violenta, è il suggello di una commistione tra arte e demoni di ogni giorno dove il demone rappresenta la poesia da salvare. In questo un’ulteriore legame con Artaud di cui riportiamo ancora due frasi, sempre dal testo citato, in onore di Pier Paolo e della sua libertà.   … ogni vera libertà è nera e si identifica immancabilmente con la libertà sessuale, anch’essa nera senza che se ne sappia bene il perché. … Ed è per questo che tutti i grandi Miti sono neri, e che fuori da una atmosfera di strage, di torture e di sangue versato non si possono immaginare le splendide Favole che raccontano alle folle la prima divisione sessuale e il primo massacro di essenze che appaiono nella creazione. (p. 149)   Ma cosa succede quando arriviamo a Sodoma, quando si arriva al punto di non ritorno? Ma soprattutto come si riconosce quel momento. Dalla pubblicazione dell’opera di John Nash jr. si sa che se gli attori in un contesto non accettano di non massimizzare il proprio vantaggio, affinché anche gli altri possano ottenere un playoff positivo (in altri termini se TUTTI gli attori di un insieme non accettano di sacrificare quello che potrebbe rappresentare per loro il massimo risultato perseguibile, per lasciare qualcosa anche agli altri) ciò che può succedere è che le azioni conseguenti e successive, in determinate condizioni, porteranno alla “sconfitta”, alla perdita e al disastro, tutti i giocatori (giocatori perché stiamo parlando in termini di Teoria dei giochi). Così il sogno di aver trovato un base pragmatica per un principio che sino ad un certo punto abbiamo definito etico, sogno messo su carta da Adam Smith ne La ricchezza delle nazioni del 1760 (cfr. p. 92 – Utet, Milano, 2006) e descritto con la formula anglosassone semplice ma efficace “win – win”, questo sogno, dicevamo, si arricchisce di un triste corollario: perché il win – win funzioni lo devono attuare tutti. Allora, quando si capisce che il genere umano si allontana più che può, e a grandi passi, da questo opportunità ecologica, si può concludere che si stia andando verso la fine. Sei un padre di famiglia. Abiti nell’Africa sub sahariana. Ricevi un aiuto periodico da una onlus: risorse alimentari che bastano per un mese. Gli aiuti arrivano ogni due settimane. Mentre ritorni a casa con i beni primari incontri un altro padre nelle tue stesse condizioni. Fai due conti: fate a metà. Il mese dopo la situazione si ripete: arrivano gli aiuti sono sufficienti per un mese per una famiglia o per due settimane per due famiglie. L’autista del camion informa che gli aiuti sono calati e quindi la consegna della stessa quantità di beni sarà mensile. … L’unica soluzione (non sfuggire dalla metafora, lettore) è estrarre per primo il coltello. Un altro segno riguarda la percezione di quantità di risorse disponibili. Gli attori, o vogliamo dire i terrestri, possono scoprire che la suddivisione delle risorse, in una prospettiva win – win, non garantisce più la sopravvivenza intesa come modello di vita scelto. A quel punto occuparsi dell’altro porta alla fine, alla distruzione. In quel caso (la fine) perirebbe anche la distinzione buono / cattivo perché non ci sarebbe più la specie che l’ha “inventata”. Con l’etica perirebbe anche l’eroe, colui che opera per il bene comune. In realtà non vi sarebbe più alcuna Weltanschauung (visione del mondo) poiché non ci sono più gli … occhi. Chi in quel caso continua a perseguire l’affermarsi dell’ecologia non è più in una posizione etica, tutt’al più reca una testimonianza estetica, mostra quello che si sarebbe dovuto fare quando era ancora possibile farlo con successo (per tutti). … A volte mi chiedo cosa stiamo aspettando? Ma che sia troppo tardi madame! (Alessandro Baricco – Oceano mare). E all’ex eroe, al leader, a chi, sulla base di una maggiore consapevolezza sui processi adattivi degli esseri umani avrebbe potuto dire la sua (in pratica a quello dotato di acume e intelligenza), cosa resta da fare? Una possibilità è comprendere come il conflitto non sia più quello tra bene e male, tra giustizia e delitto ma si sia collocato su un altro piano, all’interno di un altro dominio; sia un conflitto tra cacciatori e prede e il mondo brulichi solo di scarafaggi (gli insetti di Buñuel). Ma il cacciatore qui non è “quello che non ce la fa altrimenti”, non è cialtrone; è elegante, asciutto, spietato, determinato, brillante. In una parola “crudele”. Come Malkina (personaggio del film citato all’inizio) e i suoi alter ego, i due ghepardi. Del resto parafrasando Sartre … l’uomo si sceglie e se si sceglie crudele sarà crudele e tanto peggio per tutti (al posto di crudele l’autore francese aveva utilizzato il termine “fascista”). Oppure … oppure, se seguendo i greci e perfino Kautilia con il suo Arthaśāstra, ritiene che essere giusti renda l’uomo felice può optare per una soluzione di mezzo: godere come fossero perle delle relazioni che gli consentono di esprimere tutto ciò che di vitale e dark c’è dentro molti esseri umani e, in pubblico, continuare a proporre una testimonianza di come potrebbe essere il mondo. Per questo riporto ciò che Wiki dice della vita di McCarty. McCarthy vive attualmente nel Nuovo Messico, a Tesuque, con la moglie Jennifer e il figlio John. È molto attivo nella comunità locale di Santa Fe e tuttavia non frequenta il mondo letterario e mondano come ci si aspetterebbe da uno scrittore di grande fama In questo senso è stato definito uno degli “invisibili” (con J. D. Salinger e Thomas Pynchon). Nel 2009, la vecchia Olivetti Lettera 32 di Cormac McCarty, pagata 50 dollari nel 1963, è stata battuta all’asta per 254.500 dollari, integralmente devoluti in beneficenza. Alla fine alcuni aforismi di Nietzsche: “ Verso il proprio Dio si è quanto mai disonesti: egli non deve peccare!” “ Grado e specie di sessualità in un uomo si estendono sino all’ultimo vertice del suo spirito.” “Non esistono affatto fenomeni morali, ma solo un’interpretazione morale dei fenomeni.” “Il Cristianesimo dette da bere ad Eros del veleno – costui invero non ne morì ma degenerò in vizio.” (Da Al di là del bene e del male Adelphi, Milano, 1977)
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